The 100: la terza stagione da cui nessuno esce vivo (letteralmente)
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Dopo un inizio davvero discutibile (per chi non ricorda, avevo parlato QUI del primo episodio), nel corso della terza stagione The 100 è tornato sulla retta via…una via decisamente oscura e piena di dolore e disperazione. Siamo ora giunti alla fine, provati, più morti che vivi – così come i protagonisti della serie, direi – e convinti che nella vita di gioie non ce ne sia nemmeno l’ombra. Tranne una, in effetti: lo show è infatti stato rinnovato per la quarta stagione. Sappiamo dunque che il nostro compito è aspettare e anche per molto, questo significa che è il momento di un recap insieme, perché certi traumi vanno condivisi per essere superati. Ecco quindi, che cosa è stata per noi questa sconvolgente stagione.
La stagione in cui ce la menano con Wanheda. Perché se ti chiami Clarke Griffin tutti, ma proprio tutti devono ricordarti che porti sfiga e che ti tengono testa solo Jessica Fletcher e il detective Conan. Anche se poi non è che Jasper abbia tanto da scherzare visto che ormai tutte quelle che incontra sono condannate…
La stagione in cui ce la menano pure con la City of Light e il mondo è perseguitato dai fanatici religiosi . Continua a sfuggirmi la ragione per cui Jaha dovesse essere l’unico a fare le cose consapevolmente mentre tutti gli altri venivano fatti diventare stupidi e incapaci di capire cosa stessero facendo, ma tant’è, almeno ce li siamo tolti di torno insieme alla psycho AI. Però sembrava assolutamente ragionevole, ovviamente.
La stagione in cui John Murphy viene torturato/maltrattato/rinchiuso/trascinato/sfruttato. Ah no, quelle sono proprio tutte le stagioni.
La stagione del “Finalmente Abby e Kane!“. E mica potevano farci penare ancora! Ci regalano delle piccole gioie ogni tanto, in attesa di picchiarci con una mazza ferrata dopo.
In generale direi, la stagione in cui la gente diventa cretina. Jasper ne è l’esempio principe, con la partecipazione speciale di Bellamy.
La stagione del “vi faccio vedere Clarke e Lexa insieme felici“. Finalmente una gioia per Clarke, forse il personaggio più maiunagioia della serie dopo Murphy e Jasper (e solo perché Jasper è stato trafitto da una lancia appena iniziata la serie…), e per noi Clexa shippers sempre fedeli, che non avevamo mai smesso di sperare.
La stagione del “AH AH scherzone! Lexa muore” (c.v.d. al punto “Wanheda”).
Anche se poi arrivati all’ultimo episodio la fanno riapparire suscitando reazioni inusitate e completamente senza controllo…
…per farla morire di nuovo ovviamente. Maledetti.
La stagione che smentisce la nostra ferrea convinzione che Lincoln non potesse morire perché lui e Octavia erano troppo perfetti per questo universo e ci sembravano la nostra unica certezza (da illusi quali siamo).
Ovviamente questa è solo una piccola rassegna dei fatti della terza stagione, ne rimane ovviamente escluso il gran finale, che pone alcuni interrogativi: dei teenager possono davvero scongiurare una catastrofe nucleare? chi cavolo sarà ora il Commander dei grounders? Il figone della Ice Nation sarà dei nostri? Avremo di nuovo a che fare con Lorde Luna?
E la cosa che so che vi preme, lo so, non lo negate…ora c’è speranza per Bellamy. Perché io sarò team Clexa per sempre, ma tu Bellamy, tu sei proprio manzo. E Clarke non è proprio ‘sta santa illibata. #DAJE
